Quali sono le nuove misure che lo rendono conveniente?
Il canone concordato permette all’inquilino di risparmiare e offre vantaggi fiscali al proprietario. Ma gli accordi variano da Comune a Comune.
Da una parte ci sono gli inquilini che, specialmente nelle grandi città, si ritrovano a spendere cifre esorbitanti per appartamenti anche molto piccoli, dall’altra ci sono i proprietari su cui pesano tasse e tributi. È possibile trovare un accordo che soddisfi entrambi?
Sì, grazie all’affitto a canone concordato.
Come lo si calcola?
A differenza del canone libero, quello concordato è caratterizzato da un importo fisso e calmierato, ovvero con tariffe solitamente molto inferiori a quelle di mercato. A stabilire le quote minime e massime sono le Associazioni degli inquilini e dei proprietari insieme con i sindacati dei proprietari e degli inquilini, che valutano una serie di fattori come la zona in cui si trova l’appartamento, le condizioni dello stabile, la presenza o meno di ascensore e portineria, ecc. Si tratta di accordi locali, per cui il prezzo al metro quadro può variare da Comune a Comune e non c’è dunque una uniformità a livello nazionale e nemmeno regionale.
In che circostanze si può applicare?
Non ci sono limitazioni per quanto riguarda l’immobile: può essere una stanza così come una qualsiasi proprietà privata concessa a uso abitativo. La durata è stabilita dalla legge e prevede diverse opzioni: si va da un minimo di 30 giorni per i contratti transitori (con durata massima di 18 mesi) a 6-36 mesi per gli affitti a studenti universitari, a 3 anni + 2 di rinnovo automatico. Per il resto non ci sono vincoli o condizioni particolari che regolino il rapporto fra le parti, e il contratto si registra presso l’Agenzia delle Entrate proprio come una “normale” locazione.
Bibliografia: Immobiliare.it
per F.Q. 2021
Comments